Xenotrapianti

Ciò che è già successo, i rischi, il giro economico, la situazione in Italia.

Articolo tratto dal numero di marzo 2003 del giornale "Terra Selvaggia"

Negli anni '60, parte dell'opinione pubblica e rarissimi scienziati manifestano preoccupazione per il rapido sviluppo della chimica di laboratorio e il suo impatto sulla salute e sull'ambiente.

La maggior parte degli scienziati sostiene che non si può fermare il progresso scientifico.

Più di un milione di composti chimici sono stati prodotti artificialmente e la loro produzione mondiale ha raggiunto una quantità pari a circa 400 milioni di tonnellate. Fra questi, sono circa centomila i prodotti attualmente in commercio e, ogni anno, sono 2-3000 le sostanze nuove, potenzialmente pericolose, che vengono immesse nel mercato e utilizzate dall'uomo.

Solo in Europa vengono diffuse nell'ambiente circa 600 differenti tipologie di pesticidi e fungicidi.

L'incredibile quantità di mercurio trovata nei pesci in Svezia, le condizioni dei siti industriali abbandonati, l'eutrofizzazione dei laghi, dei fiumi e dei mari, l'inquinamento causato dal DDT sono solo alcune delle più note emergenze attuali.

Parte dell'opinione pubblica e rari scienziati si preoccupano inoltre per la possibilità che rotture di impianti, fuochi, esplosioni e incidenti di trasporto possano aumentare ulteriormente i danni ambientali già prodotti.

La maggior parte degli scienziati sostiene che tutto è sotto controllo.

1976: La pressione nell'impianto per la produzione del triclorofenolo della ditta ICMESA, situata a Meda, vicino a Seveso, in provincia di Milano, raggiunge valori critici. Uno dei dischi di una valvola di sicurezza si rompe e una serie di sostanze chimiche inizia a diffondersi nell'ambiente, per parecchie ore, trascinata da un vento di 5 metri al secondo. In seguito a questo incidente è preparata una banca dati (Major Accident Reporting System, MARS) che raccoglie più di 450 GRAVI incidenti in Europa.

Negli anni '70 parte dell'opinione pubblica e rarissimi scienziati manifestano preoccupazione per il rapido sviluppo del nucleare e il suo impatto sulla salute e sull'ambiente.

La maggior parte degli scienziati sostiene che non si può fermare il progresso scientifico.

Parte dell'opinione pubblica e rarissimi scienziati si preoccupano inoltre per la possibilità che rotture di impianti, fuochi, esplosioni e incidenti di trasporto possano aumentare ulteriormente i danni ambientali già prodotti.

La maggior parte degli scienziati sostiene che tutto è sotto controllo.

1986: Chernobyl. Che non necessita di commenti.

Negli anni '80 parte dell'opinione pubblica e rarissimi scienziati manifestano preoccupazione per il modo disumano in cui vengono trattati gli animali negli allevamenti intensivi e l'impatto sulla salute e sull'ambiente.

La maggior parte degli scienziati sostiene che non si può fermare il progresso scientifico e che tutto è sotto controllo.

1996: BSE o "morbo della mucca pazza", polli alla diossina, ecc. che non necessitano di ulteriori commenti.

Negli anni '90 parte dell'opinione pubblica e rarissimi scienziati manifestano preoccupazione perché industrie e centri di ricerca si dichiarano pronte a tentare di risolvere il problema della carenza di organi da destinare ai trapianti utilizzando organi transgenici di animali.

La maggior parte degli scienziati sostiene che non si può fermare il progresso scientifico e che tutto è sotto controllo.

2006: ?????????

Suini e scimmie manipolati geneticamente per "assomigliare di più" all'uomo sono pronti per diventare donatori d'organi (principalmente si parla del fegato) da utilizzare in trapianti interspecie (da animale all'uomo) comunemente definiti Xenotrapianti.

Il tentativo di usare organi di animali per l'uomo non è qualcosa di nuovo. Nel 1906 in Francia e in Germania: da un maiale, una capra e un macaco furono espiantati i reni. Nessuno di questi esperimenti ha funzionato.

Avanti così, di fallimento in fallimento, fino al 1964 dove, a Denver, 6 pazienti ricevono organi da babbuini e, dopo giorni di agonia, muoiono. Nello stesso anno 6 pazienti ricevono organi di scimpanzé e soffrono per giorni e mesi prima di morire.

Nel 1968 viene considerato un passo avanti nel progresso scientifico il fatto che un uomo abbia ricevuto un cuore di pecora. Viene tralasciato il fatto che il paziente muore immediatamente. Nel 1984, un cuore di babbuino viene trapiantato in una neonata che, dopo tre settimane di agonia, muore. Nel 1992, a Pittsburgh, un trapianto di fegato di babbuino fa soffrire un uomo per giorni prima di ucciderlo.

Con l'avvento dell'ingegneria genetica si sta cercando di creare animali che, possedendo geni umani, possano ingannare il sistema immunitario del paziente e di fargli quindi "accettare" l'organo animale geneticamente manipolato.

La maggior parte degli scienziati, sostenendo che non si può fermare il progresso scientifico e che tutto è sotto controllo, trascurano volutamente di elencare i rischi connessi:

  1. il trapianto di organi animali nell'uomo permette a malattie infettive e virus di saltare le comuni barriere difensive umane come la pelle o il tratto gastrointenstinale.
  2. Molti virus, innocui come il raffreddore o letali come Ebola, possono trasmettersi per via aerea.
  3. Un virus animale trapiantato può mutare e dare vita a una epidemia globale potenzialmente mortale.
  4. Virus che sono innocui nelle specie che naturalmente li ospitano possono essere altamente pericolosi per una specie diversa. Per esempio l'herpes dei Macachi è innocua per le scimmie ma mortale per l'uomo, il SIV delle scimmie ha dato probabilmente vita all'HIV, gli SV40 hanno creato cancri al cervello, ai polmoni e alle ossa.
  5. Non è possibile controllare virus che non sono ancora conosciuti.
  6. Virus pericolosi possono rimanere "dormienti" per mesi o per anni dando vita, di conseguenza, a epidemie di cui diventa impossibile rintracciare l'origine.
  7. In teoria gli xenotrapianti dovrebbero essere effettuati su animali liberi da germi; ma non è possibile ottenere animali che siano completamente e totalmente liberi da parassiti e da virus endogeni. Inoltre, animali manipolati geneticamente sono più suscettibili all'attacco di malattie in quanto hanno delle difese immunitarie più deboli.

Sono necessarie inoltre due considerazioni finali: la prima è che uno xenotrapianto, e la collegata potenziale trasmissione di virus, avviene su un paziente che ha le difese immunitarie azzerate (per evitare il rigetto) ed è quindi impossibilitato a difendersi. Un paziente che subisce un trapianto è per così dire il "sogno" di ogni agente patogeno perché viene a trovarsi in un ambiente dove il sistema immunitario è stato deliberatamente annullato per evitare il rigetto.

La seconda è di ordine etico e riguarda la mobilità delle cellule all'interno dell'organismo. Quando rari scienziati manifestarono la paura che cellule animali potessero diffondersi nell'organismo umano, la maggior parte degli scienziati affermò l'impossibilità assoluta che questo potesse avvenire. Ad esempio, le cellule del fegato di maiale "ovviamente" rimangono nel fegato e non si diffondono nell'organismo umano.

Tutto sotto controllo.

Il chirurgo Thomas Starzl, della Università di Pittsburgh, USA, uno dei pionieri dello xenotrapianto verifica, con l'autopsia del suo primo paziente-cavia (sopravvissuto per 70 giorni di atroci sofferenze dovute ad intossicazione settica, esofagite, viremia, emorragia nella cavità pleurica, collasso cardio-circolatorio, arresto delle funzioni dei reni e del fegato, ostruzione biliare ed infine emorragia interna), che in qualsiasi xenotrapianto di successo (per Starzl il trapianto appena citato era stato di successo) avviene in qualche modo una "migrazione delle cellule" con una veloce diffusione attraverso il flusso sanguigno. Il paziente citato, cui era stato trapiantato il fegato di un babbuino, aveva le cellule del babbuino insediate nella pelle, nel cuore, nel naso ed in molti altri organi.

Ma il progresso scientifico non si può fermare e un'altra squadra di ricercatori, diretta da David Sachs (Biotransplants, Massachussets, USA), suggerisce, per un migliore successo dell'operazione, di trapiantare anche il midollo osseo dell'animale donatore. In tale modo si otterrebbe un paziente più "ibrido", che potrebbe avere maggiori possibilità di ripresa.

Parte dell'opinione pubblica si chiede se, questa diffusione di cellule non possa portare a qualche squilibrio della personalità. La maggior parte degli scienziati afferma l'impossibilità assoluta che questo possa avvenire, la ritiene una tesi completamente assurda, sostenendo che la memoria e il comportamento non possono essere trasmessi in questo modo.

Nel 1988, una settimana dopo aver ricevuto un trapianto cuore-polmone, Claire Sylvia, del Massachussetts, sviluppò una inconsueta predilezione per la birra gelata e il pollo fritto; il verde, colore che odiava, divenne il suo colore preferito e cominciò a sognare un uomo che aveva come iniziali T e L.

Riuscì, dopo mille peripezie a rintracciare i genitori del ragazzo che, morendo in un incidente, le aveva fornito gli organi: Tim Lamirande. T e L. I genitori di Tim rimasero tremendamente sconvolti da quanto Sylvia conosceva il loro figlio che non aveva mai visto né conosciuto.

E, in questo caso, si trattava di un trapianto da uomo a uomo.

Sarà vero? Non sarà vero?

Non lo sappiamo, ma di sicuro sappiamo che nessun laboratorio, nessun ricercatore sugli xenotrapianti si è preoccupato di approfondire questo e altri casi simili. La maggior parte degli scienziati non verifica casi come questi e semplicemente afferma che tutto è sotto controllo Ma non si può fermare il progresso scientifico soprattutto quando il giro economico è così gigantesco come quello legato agli xenotrapianti.

Dice la Novartis, che sta investendo grandi capitali negli xenotrapianti: "Se non vi saranno difficoltà nel rifornimento, si prevede che il numero annuo di trapianti cresca di 10 volte entro il 2010".

Il numero di trapianti di rene passerebbe, entro il 2010, da 3.000 a 110.000, quello di polmone da 1.200 a 30.000 e quello cuore-polmone da 150 a 20.000. Per soddisfare la domanda occorrerebbero 320 allevamenti di maiali al costo di 650 milioni di dollari. Presumendo che nel giro di qualche anno il costo di ogni xenotrapianto possa essere di 10.000 dollari, si prevede che nel 2010 l'introito annuale da organi di animali possa aggirarsi intorno ai 5 miliardi di dollari.

Lo "stato dell'arte" in Italia

La situazione in Italia non è ancora molto sviluppata ma è già preoccupante. Vi è un solo centro autorizzato agli xenotrapianti, da maiali a macachi, presso l'università di Padova; un secondo filone di ricerca che riunisce diverse università ed è capitanato da Maria Luisa Lavitrano, effettua esperimenti di manipolazione genetica di maiali, per xenotrapianti ma non solo; un terzo centro, di allevamento e di ricerca, è in costruzione ad Agliè, in Piemonte. Esaminiamo più in dettaglio queste tre realtà, per capire cosa stanno facendo: con la vita degli animali, e coi nostri soldi.

1. Università di Padova, equipe del prof. Ermanno Ancona

Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche
via Ospedale Civile, 105 - 35128 Padova
Tel. 049/8211856-8211857-657391

Vengono utilizzati organi di maiali transgenici, allevati a Cambridge, nei tristemente noti laboratori della Imutran, società controllata dalla multinazionale Novartis. E' da qui che sono usciti, pochi anni fa, i "Diari della disperazione", agghiacciante testimonianza delle condizioni degli animali nei laboratori di sperimentazione per xenotrapianti di questa società. I destinatari degli organi di maiale, all'università di Padova, sono dei macachi allevati al CNR di Roma.

Il progetto padovano nasce nel 1995, grazie a contributi pubblici, della Regione Veneto, e privati, della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, e vede la partecipazione dell'Università e dell'Azienda ospedaliera di Padova nonché di una Fondazione per l'incremento dei trapianti d'organo, riuniti nel Consorzio per la ricerca sui trapianti, interessato alle ricadute economiche del progetto e presieduto dall'industriale Pilade Riello. Nel 1998 viene data notizia sulla stampa locale della costituzione del Consorzio, che opera in collaborazione con un gruppo di ricerca di Cambridge, finanziato dalla Novartis.

Nel febbraio del 2002, il laboratorio di Padova ha annunciato la "grande notizia": dopo 8 tentativi di trapianto di rene da maiale a primate non umano, si è arrivati al record. Un macaco è vissuto più di 85 giorni col rene di un maiale: la più lunga sopravvivenza mai registrata al mondo. Già dopo quegli 85 giorni, però, si iniziava a vedere "un certo danno renale". Superato il novantesimo giorno di sopravvivenza, sono intervenuti i veterinari che seguivano l'esperimento a porre fine alle sue strazianti sofferenze. E questo viene considerato un "successo". In tutto il mondo, sono stati realizzati circa 2000 xenotrapianti, con solo una cinquantina di animali che hanno superato i due mesi di sopravvivenza, e sempre e comunque tra sofferenze atroci.

Lo stesso prof. Ancona, a proposito della manipolazione genetica dei maiali, dichiara: "Si tratta di interventi molto delicati, la cui percentuale di successo è molto bassa. Se su cinquecento tentativi se ne ottiene uno buono, che supera il rigetto e permette la sopravvivenza, conviene di certo clonarlo. Questo è il vantaggio: si garantirebbe il mantenimento inalterato del miglioramento, ottenuto attraverso un processo lungo e laborioso. La direzione futura è senz'altro questa."

2. Varie università, equipe della dott.ssa Maria Luisa Lavitrano

Maria Luisa Lavitrano
Università di Milano Bicocca
Tel: 02-64488406
E-Mail: marialuisa.lavitrano@unimib.it

I partecipanti alla ricerca, e relative affiliazioni:
Marialuisa Lavitrano*,Maria Laura Bacci***, Monica Forni***, Davide Lazzereschi*, Carla Di Stefano*, Daniela Fioretti*, Paola Giancotti*, Gabriella Marfé*, Loredana Pucci*, Luigina Renzi*, Hongjun Wang*, Antonella Stoppacciaro*, Giorgio Stassi X, Massimo Sargiacomo XX, Paola Sinibaldi**, Valeria Turchi*, Roberto Giovannoni ^^, Giacinto Della Casa ^, Eraldo Seren***, Giancarlo Rossi ^

* Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università "La Sapienza," 00161 Roma, Italy; *** Dipartimento di Morfofisiologia Veterinaria e Produzioni Animali, Università di Bologna, 40064 Bologna, Italy; X Dipartimento di Discipline Chirurgiche, Anatomiche e Oncologiche, Università di Palermo, 90127 Palermo, Italy; XX Istituto Superiore di Sanità, 00161 Roma, Italy; ** Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche, Università di Roma "Tor Vergata," 00133 Roma, Italy; ^^ Dipartimento di Medicina Sperimentale, Ambientale e Biotecnologie Mediche, Università di Milano-Bicocca, 20052 Milano, Italy; ^ Istituto Sperimentale per la Zootecnia, 00016 Monterotondo, Italy

Gli animali usati per la sperimentazione provengono dall'allevamento dell'Istituto Sperimentale di Zootecnia di Modena, detto "Beccastecca" - Direttore Dr. Giacinto della Casa, giacinto.dellacasa@isz.it - Via Beccastecca, 345 - C.A.P. 41018 S.Cesario (Modena) Tel. 059/926268 - Fax 059/928371

La ricerca è finanziata dal ministero dell'Agricoltura e in parte, recentemente, dal ministero dell'Università e della Ricerca scientifica.

Questa ricerca ha sviluppato la tecnica Smgt - sigla che sta per Sperm mediated gene transfer, trasferimento di geni attraverso spermatozoi - che consiste nell'inserimento di DNA umano nello sperma dei maiali, in modo da ottenere maiali transgenici i cui spermatozoi possano, al momento della fecondazione, trasferire direttamente nell'ovulo il Dna modificato, senza ricorrere a tecniche di clonazione. Fino ad ora, la tecnica consisteva invece nell'iniettare un gene umano in ovuli di maiale già fecondati, ma troppo spesso accadeva che nei nuovi nati il gene umano non apparisse: solo nel 4% dei casi si otteneva un "successo". Con la tecnica Smgt sembra che la percentuale passi all'88%. Il gene che viene trasferito, nei metodi tradizionali come in quello alternativo messo a punto in Italia, è quello che produce la proteina Daf (Decay accelerating factor), che riesce a bloccare il rigetto iperacuto, ossia la prima delle tre fasi in cui può avvenire il rigetto e che si verifica entro pochi minuti dal trapianto. Per le altre due fasi la tecnica odierna non offre alcuna soluzione, infatti gli animali trapiantati muoiono sempre dopo poche settimane.

Questa tecnica, secondo le parole degli stessi ricercatori, consente di avere una facile via per trasformare gli animali in "bio-reattori": "animali che producono farmaci, proteine, enzimi e quanto altro può essere utile alla salute. E, soprattutto, organi da trapiantare in quantità illimitata".

Perché si usano i maiali, e non altri animali? Quattro i motivi principali della scelta, spiega la Lavitrano: il maiale è l'animale che ha la fisiologia e l'anatomia più simile a quella umana; la possibilità di trasmettere agenti patogeni da animali di specie molto differente dall'uomo è minore; sulle scimmie non ci sono studi per modificare il loro genoma; l'allevamento e l'utilizzo del maiale è già accettato nella cultura per alimentazione e dunque sarebbe più facile ipotizzare un loro uso a fini terapeutici.

3. Biogest: allevamenti e laboratori ad Agliè (Torino)

Laboratori e allevamento, in costruzione (operativi a fine 2003): Castello ex Ducale, via Principe Tommaso, 22 - 10010 Agliè (TO). Sede del consorzio Biogest: c/o Finpiemonte Galleria S. Federico 54, Torino

A unire i due filoni di ricerca di cui sopra, aprendone anche di nuovi, provvede il neo-nato "Consorzio Biogest": esiste un patto fra la Biogest di Torino (ente no-profit finanziato dalla Regione Piemonte), l´Università di Milano Bicocca e l´Università di Padova, per lo sviluppo degli xenotrapianti in Italia. Il Biogest è nato il 21 luglio 1998 e prevede la costruzione di laboratori (dotati anche di due camere operatorie per l'espianto degli organi) e di un allevamento di maiali transgenici ad Aglié: gli animali verranno allevati nelle quattro cascine prospicienti al parco del castello ducale.

Biogest è un Consorzio formato da: società FINAGRI s.r.l., CENTRO per il Coordinamento allo sviluppo di iniziative agro-zootecniche ed ambientali (consorzio di ricerca interuniversitario), Ordine Mauriziano, Ospedale Molinette di Torino. La FINAGRI è una partecipata della Finpiemonte S.p.A, una società per azioni il cui maggior azionista è la Regione Piemonte (gli altri sono province, comuni, ecc.).

Sono 12 le "aree di ricerca" coperte da Biogest, con svariati obiettivi e svariati costi. Il progetto più costoso, quasi 5 milioni di euro in 5 anni, riguarda il trapianto di valvole cardiache da suino a suino, nonostante esistano in commercio protesi meccaniche più resistenti nel tempo. Notevole il fatto che il responsabile scientifico sia il prof. Michele di Summa, reo confesso per il reato di corruzione (ha confessato di aver accettato delle mazzette dai produttori di valvole cardiache) nell'attuale scandalo delle valvole cardiache difettose trapiantate su vari malati a Torino.

Un'altra area di ricerca, la n.4, riguarda nuove tecniche di chirurgia vascolare sui maiali: verranno usati circa 360 animali nell'arco di 5 anni, e spesi 2 milioni e settecentomila euro.

L'area di ricerca n. 5 prevede invece di effettuare trapianti da suini a primati non umani. A quanto sembra, gli sperimentatori si preoccupano dell'opinione degli animalisti: "L'esecuzione intermedia di trapianti fra animali potrà costituire quel momento di valutazione critica dei risultati della ricerca sull'animale trasferibile all'uomo. Va da sé che se alcune situazioni o risposte a farmaci fossero uguali in più specie animali potremmo superare più facilmente l'attacco degli animalisti della non riproducibilità di quanto riscontrato sull'animale, nell'uomo". "Peccato" che ogni specie abbia comunque le sue peculiarità, e che, anche se per 2-3 specie si ottenessero risultati simili, questo non sarebbe né conclusivo, né indicativo, dell'effetto su una specie diversa, compresa quella umana. In quest'area sono anche previsti trapianti di rene da maiale a uomo, a quanto sembra senza manipolazione genetica degli animali. La spesa prevista in 5 anni è di circa 1 milione e mezzo di euro.

L'area di ricerca n. 7 prende i classici due piccioni con una fava: allevamento "stress-free" di suini dai quali ricavare protesi cardiache e carne di qualità! Costo: circa mezzo milione di euro, sempre in 5 anni.

L'area di ricerca n. 12 (costo: 1 milione e ottocentomila euro in 5 anni) prevede la collaborazione con l'equipe della Lavitrano: si faranno esperimenti su topi e primati per individuare la manipolazione genetica da introdurre nel maiale, che verrà poi realizzata con la tecnica Smgt della Lavitrano. Gli organi dei maiali verranno trapiantati nelle scimmie, nei laboratori dell'equipe della Lavitrano. Anche i topi subiranno manipolazioni genetiche al fine di eseguire esperimenti di trapianti di cuore da topo a macaco: il cuore del topo verrà impiantato nel polso del macaco.

E per finire...

Il signor Vernelli, sta pian piano rigettando il suo rene trapiantato. Gli scienziati gli hanno dato due alternative: un nuovo rene da maiale o da scimmia oppure la morte.

Vernelli, d'accordo con la moglie, ha rifiutato dicendo: "E' un business, non una cosa scientifica, dove sia i riceventi, sia i donatori, sono le vittime. Sono stati effettuati 33 trapianti di questo tipo e tutti i riceventi sono morti. Gli unici a beneficiare di questa situazione sono gli scienziati, che si fanno pubblicità."

Buon trapianto a tutti.

Il cast di Terra Selvaggia



Crimini nascosti

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